Il Flamboyant


O Delonix regia: questo albero meraviglioso é decisamente “fiammeggiante ” con i suoi fiori colore rosso acceso scalda immediatamente la vista. Il suo nome deriva dal greco, letteralmente “unghie all’ingiù” per la forma delle foglie bipennate.


Lo possiamo trovare nei paesi caldi di varie parti del mondo, preferendo i tropici o comunque laddove le temperature non scendano mai sotto i 10 gradi. Cresce spontaneamente solo in Madagascar. Nel resto del mondo viene piantato per abbellire piazze e viali. In Australia è diventata addirittura invasiva.
Generalmente raggiunge altezze di 4 o 5 metri, ma con condizioni favorevoli anche di 10 o 15 metri
È un albero molto decorativo con una chioma ad ombrello capace di creare paesaggi pittoreschi indimenticabili!
Dopo i fiori produce dei lunghi baccelli verdi lunghi da 30 a 60 cm che si scuriscono fino a diventare duri e marroni.

La Jacaranda.


Jacaranda mimosifolia o Jacaranda blu é quella più conosciuta tra le 50 specie con colorazioni che vanno dal bianco al viola chiaro/porpora  ai blu più intensi.
Appartenente alla famiglia delle Bignoniaceae è originaria delle regioni tropicali e subtropicali del sud America, centro America sud Africa e dei Caraibi. È presente in tutte le foto più caratteristiche della Rift Valley in Kenia, Johannesburg in Sud Africa o Buenos Aires  in Argentina.
A Brisbane in Australia la fioritura della fine della primavera coincide con quella della preparazione agli esami universitari. Nei viali fioriti dell’università si sentono i termini “esame dell’albero” o ” avere una fifa blu”. Considerata portafortuna, viene spesso  collocata piantata intorno ad ospedali e cliniche di maternità.

Il legno che si ricava da alcune specie di Jacaranda chiamato impropriamente “palissandro” è molto  pregiato, usato per la costruzione di mobili e chitarre acustiche dal colore rosso.

Le foglie sono spesso di grandi dimensioni,  con uno stelo centrale e foglioline laterali.

I fiori sono come delle piccole trombette con cinque lobi che crescono in gruppi prima della nascita delle foglie in colorazioni davvero suggestive. Quando cadono al suolo anche se possono ostruire  i condotti fognari creano delle vere e proprie “moquette colorate”.


I frutti sono capsule marroni, ovali piatte o tondeggianti contenenti piccoli semi alati.

La Jacaranda caroba è molto  conosciuta nella medicinale tradizionale brasiliana per i suoi effetti antireumatici, antinfiammatori ed analgesici; può migliorare la concentrazione e la rapidità mentale.

La Foresta che si tinge di arancione


Eccoci arrivati all’equinozio d’autunno, Mamma Natura si sta preparando con una nuova tavolozza di colori, profumi e sapori per donarci vecchie ma sempre  nuove emozioni.
In Messico stanno attendendo la migrazione della farfalla Monarca che puntualmente animerà una  estensione verde di un ettaro e mezzo.

Ogni anno infatti, la foresta situata tra il Michoacan e l’ Estado de Mexico a 3.000 metri d’altezza, vede l’arrivo di ben 200 milioni di farfalle solo di questa specie!
Provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti queste delicate creature percorrono circa 3.800 miglia, impiegandoci ben 3/4 mesi.


Il caldo di quella zona gli permette di arrivare alla maturazione sessuale, trascorre il periodo del letargo dove le temperature non sono rigide e  sopravvivere all’inverno.
Con l’arrivo della primavera si riproduce ed inizia il viaggio di ritorno al nord per terminare il suo ciclo vitale che inizierà  con la nascita di una nuova farfalla. Allora spiccano il volo e riempiono il cielo sopra la foresta regalandoci un nuovo incredibile spettacolo.

La farfalla Monarca ha una vivace livrea di colore arancione con nervature nere e macchie bianche lungo il bordo delle ali. Questo sicuramente  la protegge da diversi pericoli.
I colori vivaci in natura (in particolare giallo, arancio e nero ) sono infatti associati al veleno e ai sapori sgradevoli da parte dei predatori.
Con la sua lunga proboscide succhia il nettare da svariati fiori per riarrotolarla poi in una spirale. E può  deporre fino a 400 uova tra le foglie.

Mettendosi una accanto alle altre per mantenere il calore, estendono un manto colorato che copre completamente  gli alberi.
E come per magia all’ improvviso la foresta si tinge di arancione!
Uno spettacolo che tutti vorremmo vedere almeno una volta nella vita..

La Riserva della Biosfera é diventata area protetta e dal 2008 é stata nominata “Patrimonio dell’ Umanità dell’Unesco”.

Questo riconoscimento internazionale è  stato molto  importante per una zona colpita dal disboscamento illegale di bande criminali. Da anni infatti abbattevano gli alberi per coltivare  marijuana e avocado a discapito della salvaguardia di un habitat unico al mondo.
Homero Gómez Gonzales, un taglialegna come suo padre, capendo l’importanza di questo fenomeno naturalistico unico del suo genere…cominciò  ad opporsi al disboscamento. Smise di tagliare alberi promuovendo un movimento per la tutela dell’ambiente e della farfalla Monarca.
Purtroppo  gl’interessi delle bande lo hanno osteggiato in ogni maniera, portando simultaneamente lo sguardo e l’attenzione del mondo e la sua morte.

Il 13 gennaio 2020 infatti scompare misteriosamente e il suo cadavere ritrovato solo quindici giorni dopo, irriconoscibile e con segni di evidente tortura.
La sua lotta per la tutela ambientale lo aveva portato  a studiare Scienze agrarie/ambientali, diventando agronomo e ingegnere agricolo, specializzato in fitotecnica.
Creó ” il santuario  delle farfalle” collaborando con il WWF  e svariati scienziati, diventando anche sindaco del suo comune e primo direttore della neonata riserva naturale. Tutto quello che é stato fatto  in quella zona lo dobbiamo a lui. Ad oggi tante persone stanno chiedendo giustizia  per lui, capeggiati dalla moglie e dal figlio che cercano di sensibilizzare e continuare la sua campagna di protezione ambientale.

I Ponti di Radici


Di Daniela Colombo

Il filo conduttore “radici” ci porta a conoscere un’altro tipo di arte creativa dei nostri Amici Alberi.

Parliamo dei ponti fatti dalle radici aeree del “Ficus Elastica o Albero della gomma” incredibili meraviglie d’ingenieristica naturale.
Ci troviamo nello stato indiano di Meghalaya al nord dell’India, una delle zone più umide e bagnate al mondo, ricoperta da lussureggianti foreste.


Tradotta letteralmente “Dimora delle nuvole” – Meghalaya é un insieme di altopiani adiacienti di grande bellezza paesaggistica.
Una delle regioni più umide e bagnate al mondo, con molti fiumi e torrenti che creano valli profonde, strette e ripide.
Questi ponti sono esempi di bio-ingegneria eco-compatibile, dove l’Uomo é riuscito a far fronte alle proprie necessità utilizzando completamente le risorse messe a disposizione dalla Natura.
Gli antenati del popolo dei Khasi che per lungo tempo avevano vissuto in un relativo isolamento a causa della quasi totale impenetrabilità del territorio avevano intuito di poter blandire le radici del Ficus Elastica, dando vita a strutture che hanno resistito anche 500 anni.


Per creare queste strutture i Khasi utilizzano tronchi cavi di Betel o Bambù che fungono da tubature, all’interno dei quali vengono inserite le radici. Qui vengono mantenute umide, e lasciate crescere fino alla lunghezza necessaria e poi ripiantate nel nuovo terreno sulla sponda opposta.
Queste a loro volta emetteranno altre radici che si fonderanno tra loro rendendo la struttura sempre più stabile e resistente al carico. Radici che s’innescano nelle radici in un crescere continuo fino ad arrivare anche ad una cinquantina di metri di lunghezza.
Affinché un ponte sia percorribile possono volerci almeno 10, 15 o 20 anni, richiedendo la collaborazione di diverse generazioni.


È documentato che possono passarci 2.000 persone al giorno, davvero incredibile considerando che nella regione ci sono ponti di cavi metallici sul quale é consigliato di passare una persona alla volta. I ponti di radici possono arrivare a reggere invece fino a 50 persone contemporaneamente.
I ricercatori hanno studiato il meccanismo con cui si formano, ma sopratutto come si mantengono nel tempo e riescono a sopravvivere per centinaia di anni resistendo alle piene dei fiumi e torrenti del periodo monsonico. Hanno intervistato i nativi, scattato centinaia di foto e realizzato numerosi modelli tridimensionali. Hanno studiato queste radici incredibilmente robuste che con il passare del tempo rinforzano le strutture ancorandole maggiormente alla terra. Quello che stupisce é come esse non marciscano nonostante l’umidità della regione che é tra le più bagnate al mondo, con una media di 15 metri di pioggia l’anno.



Per vedere un ponte davvero speciale bisogna arrivare al piccolo villaggio di Nongriat, tra i monti scavati da decine di cascate e corsi d’acqua e composto da sole 34 case. Si parte dalla città di Cherrapunjee percorrendo km.18, di cui l’ultima parte su una strada tortuosa con vista su magnifiche creste e gole da cui scrosciano spumose cascate. Arrivarci non é certo facile, non ci sono strade e non può essere usato alcun mezzo di locomozione, l’unico modo è scendere i 3.400 scalini che la collegano a Tyrna, il villaggio più vicino raggiunto dall’asfalto. Chi lo ha fatto racconta di gigantesche farfalle gialle, uccelli particolarmente sonori e profumi celestiali di orchidee e fiori d’ibisco.
Questa discesa, che farebbe tremare le ginocchia a chiunque, viene effettuata andata e ritorno almeno quattro volte la settimana dagli abitanti del villaggio carichi di provviste. Il dottore scende una volta ogni sette giorni, mentre un’insegnante vive in una delle trentaquattro case. Alla base del villaggio è stata costruita una rest house con quattro stanze per poter permettere ai visitatori di ammirare con calma il più speciale dei ponti, sul fiume Umshiang conosciuto come il double-decker. Questo ponte a due piani unico al mondo oltrepassa una doppia cascata sotto la quale è possibile nuotare in un’ambientazione surreale come ad Avatar.




Questi ponti davvero incredibili stanno attirando eco-visitatori da tutto il mondo, facendo capire l’importanza della salvaguardia e la preservazione agli abitanti della zona. Purtroppo in molti non si rendono conto del loro valore. Molti ponti sono stati già abbandonati al degrado, di alcuni stanno decidendo la rimozione o la sostituzione con materiali moderni che richiedono tempi d’istallazione rapidi.


Nel 2015 Patrick Rogers, scrittore e viaggiatore dopo i suoi molteplici viaggi in quella zona lancia il progetto “Living Root Bridge” per cercare di salvare queste strordinarie creazioni viventi prima che scompaiano. Li localizza, misura, li segna nelle mappe raccogliendo su ognuno tutte le informazioni possibili. Ma sopratutto cerca di sensibilizzare le popolazioni rianimate dal turismo affinché comprendano la loro importanza e contribuiscano a preservarli per le prossime generazioni. Dopo che l’Unesco ha dichiarato Nongriat patrimonio dell’Umanità sta cercando la protezione di agenzie importanti come l’Archaelogical Survey of India e del governo stesso.
Per raccogliere fondi per supportare questo progetto ha dato il via ad una campagna di  crowdfunding e scritto un libro ” The Green Unknown” dove descrive tutta questa incredibile avventura.



I ponti trovati sono decine, ed oltre al ponte doppio i più famosi sono:
– a Nonghthymai un piccolo villaggio ordinato con piccoli appezzamenti ordinatamente coltivati a patate, zucche e cavolfiore
– Ummunoi root bridge il più antico della regione. Ad un’altezza di mt 430 e lungo mt 74.
– Ritymmen root bridge vicino a Nongthymmai lungo mt 30.
– Umkar root bridge vicino a Siej, piccolo ponte che durante la stagione dei monsoni viene attraversato da una cascata.
– Mawsaw root bridge a 30 minuti da Umshiang, sotto il quale c’è una piscina naturale meravigliosa.

Foto di Patrick Rogers e Amos Chapple

L’ Eucalipto Arcobaleno


Di Daniela Colombo

Questo è senza dubbio e senza pretendente alcuno l’Albero più colorato del mondo.

Ogni volta che un pezzetto di corteccia si sfalda naturalmente dal tronco scopre colori che lasciano senza parole i fortunati visitatori.

La Natura non cessa davvero mai di stupirci con le forme e i colori che neanche nella nostra più fervida fantasia potremmo immaginare.

Questa varietà di Eucalipto con il nome latino di Eucalyptus Deglupta vive nelle Filippine, in Australia, nelle Hawai e in Indonesia, da dove è stato esportato anche in Nuova Guinea e Sri Lanka.

On-line si possono comprare facilmente i semi e le piante, ma nonostante tutti lo desideriamo lo possono coltivare solo coloro che vivono nella fascia tropicale. A differenza delle altre specie di Eucalipti adora l’umidità e il caldo delle foreste tropicali.

Per la sua necessità di avere molta acqua a disposizione, lo troviamo spesso vicino ai fiumi, e nell’arido clima australiano le sue radici per raggiungere l’acqua sono arrivate fino a 40 metri di profondità.

Per questa sua caratteristica sono state trovate sulle foglie minuscole particelle di oro che gli alberi estraggono dalla profondità. Una ricerca di Melvyn Lintern dell’ Agenzia Scientifica Australiana CSIRO spiega che probabilmente l’oro che le radici trovano in profondità, viene ritenuto una sostanza tossica per la pianta che quindi lo allontana sulle sue estremità, le foglie appunto. Chiaramente nonostante questa notizia possa fare scalpore in un momento che vede il ritrovamento dell’oro dimezzato, la concentrazione media dell’ oro sulle foglie è meno dello 0,000005 per cento del peso di ogni foglia.

Ma torniamo al grande artista della Natura che arriva velocemente ai 70 metri di altezza e ai due di diametro.

Il suo tronco è colorato naturalmente da tutte le sfumature dell’arcobaleno, crescendo la sua corteccia si sfalda mettendole in luce in uno spettacolo in sequenza continua.

Questo strato inferiore ha colori incredibili, tenui e sgargianti, partono quando da un verde chiaro quando la pianta é giovane, per assumere con il passare del tempo tutti i colori, anche il blu, il viola, il giallo e l’ arancio! L’effetto visivo é di sicuro un forte impatto, rallegra immediatamente la vista e ci dona un senso di grande gratitudine e ” riconoscenza ” per Madre Natura.

I suoi fiori sono bianchi vaporosi e piumosi!

Di sicuro nelle zone tropicali lo utilizzerei per la realizzazione di giardini e parchi d’Arte Naturale!

Invece pensate vengono coltivati solo per ricavarne la pasta di legno utilizzata nelle fabbriche di carta!

AILANTO: un paradiso difficile


Di Daniela Colombo

foto di G.Sardi

Cari amici: ora vi racconteró di questo albero, una scoperta importante, sgradita ed inquietante, e del perché lo chiamino sia “Albero Paradiso” che “Albero dell’ Inferno “.

Nel 1.700 gl’Inglesi lo importarono dalla Cina assieme a tante cosídette cineserie apprezzate in quel periodo per il loro senso estetico.

Ailantus Altissima: tocca rapidamente il paradiso arrivando in pochi anni ad altezze di 20/25 metri con un metro di diametro, si adatta facilmente a tutti i terreni, anche quelli sterili o considerati di difficile coltivazione. Sopravvive benissimo sia in ombra che al sole e a tutte le temperature; non é infastidito dall’inquinamento, compreso il biossido di azoto che assorbe dalla lamina fogliare. “Digerisce” bene anche le polveri sottili, i vapori di cemento e i residui della lavorazione di catrame e carbone.

Per questo viene usato per rivegetare anche le zone che sono state fortamente contaminate da disastri ambientali e drenaggi acidi.

Per tutti questi motivi per anni è stato abbondantemente impiegato per alberare strade e parchi, per il consolidamento di terreni franosi, scarpate ferroviarie o stradali in tutta Europa. In Italia è naturalizzato ed ora che avete queste notizie e vi guardate intorno cercandolo lo troverete ovunque….proprio come è successo a me.

Si è scoperto solo dopo anni, quando ormai è presente ovunque che è altamente infestante, velenoso e tossico. Una delle tre piante piú infestanti e nocive, in grado di emette una tossina “l’ Ailantone” in grado d’impedire l’attecchimento di qualsiasi specie accanto a lui, sta decimando la flora autoctona in tutta l’Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.

Per il suo alto contenuto di saponine, aliantine e quassine é considerato anche velenoso, tossico e urticante (il suo contatto puó causare dermatiti allergiche).

Fu il protagonista principale in un film di Elia Kazan, girato in un povero quartiere di New York: “Un albero cresce a Brooklyn”.

Cerchiamo di conoscerlo meglio per evitarlo.

Appartiene alla famiglia delle Simaroubaceae, é poco longevo con i suoi max 50 anni di vita, ma riesce a riprodursi anche da morto.

Ha delle radici a fittone che sviluppa in profondità e radici laterali di 15 metri da cui spuntano continuamente nuovi germogli indipendenti e si riproduce anche da seme.

Non si ferma di fronte a niente spacca tubazioni, fognature, muri e ponti. Decine di studiosi stanno provando ad eliminarlo, con scarsi risultati, bisogna debellare le piantine appena nate, usando guanti e cercando di estirpare l’ intera radice usando dei bruciatori a gas come erbicidi. Sul web potete trovare decine di testimonianze sulle tecniche con le quali cittadini e tecnici stanno provando per estirpare queste piante in gran parte del pianeta.

Purtroppo una volta impiantato è quasi impossibile da sradicare, sul web ci sono molti consigli da chi ci sta passando, purtroppo sembra inevitabile l-inclusione di pesticidi chimici ( P.L.Burch-S.M.Zedacker)

Ha una corteccia liscia di color grigio chiaro che s’irruvidisce con l’ etá, i rami sono lisci, di colore rossastro e quando cade una foglia lascia una cicatrice (lenticella) a forma di cuore.

La chioma ha numerosi rami lunghi con fitte foglie composte, pennate, opposte e verdi brillante.

I fiori di color giallino-rossastro hanno una corolla di 5/6 petali, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia.

Tutte le parti della pianta hanno un odore che ricorda quello delle noccioline marce, per questo in Cina viene chiamato “Chouchun, l’Albero che puzza” e in America come ” l’ Albero dell’ Inferno”

Nelle Molucche, in Cina e Taiwan viene considerato una pianta dalla quale estraggono decotti per attacchi di asma, epilessia, palpitazione di origine nervosa, dissenteria, febbre ed amebe. Nella medicina tradizionale cinese é tutt’ oggi preso in grande considerazione.

É usato come pianta ospite per nutrire i bachi da seta, per questo fu provata la tecnica anche in Europa, ma con esito negativo vista l’ inadattabilitá della creatura al nostro clima.

É conosciuto anche il miele di Ailanto, descritto con aroma fruttato simile al fico e all’ uva moscata.

Ecosia


Ecosia

Pubblicato da Ecosia: Il motore di ricerca ecologico su Mercoledì 25 agosto 2010

Ecosia è un motore di ricerca di cui l’80% dei proventi ricavati sono messi a sostegno di programmi di riforestazione e salvaguardia delle foreste. Il suo obiettivo é finanziare la riforestazione di un miliardo di nuovi alberi nella foresta atlantica entro il 2020

Fondato da Christian Kroll il 14/12/2009 in associazione con Bing, Yahoo e WWF in concomitanza della conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Copenhagen.

Quindi come gli altri motori di ricerca, il suo fatturato arriva tramite i proventi pubblicitari che vengono proposti attraverso le ricerche in rete e anche ai link affiliati che compaiono. Questi denominati “Ecolinks” consentono agli acquirenti di fare delle donazioni attraverso i loro acquisti online. Le aziende dei link affiliati online a loro volta pagano ad Ecosia fino al 5% degli acquisti effettuati.

Questo motore di ricerca é a CO2 neutrale, in grado quindi di neutralizzare al 100% le emissioni di anidride carbonica causata dal server.

Inoltre utilizza il 100% del ricavato dagli Ecolinks per finanziare il suo programma di progetti in cui gli utenti votano per decidere come distribuire i fondi tra i progetti umanitari e ambientali scelti in precedenza.

Gli alberi vengono piantati con l’obiettivo di assorbire CO2 dall’atmosfera (tramite fotosintesi) combattendo l’aumento dell’effetto serra ed altri problemi ambientali come l’acidificazione dei mari.

In questi anni grazie ad i suoi progetti di riforestazione ha fornito lavoro a circa 30.000 persone

Dal 2009 fino a luglio 2013, Ecosia ha collaborato con il WWF per preservare il Juruena National Park e il Tumucumaque Conservation Landscape, che si trovano entrambi nella foresta pluviale a nord del Brasile, donando l’80% del suo reddito e raccogliendo oltre 1,3 milioni di euro.

Come le foreste ci guariscono


Questo film parla delle foreste e anche di te.
Di come le nostre vite siano piene di alti e bassi.
Non è importante chi sei o dove vivi.
Ci sono sempre momenti in cui il tuo cuore si sente rotto, bruciato o ferito.
Quando devi affrontare il fallimento, il rifiuto o la perdita.
Come ti riprendi quando ti senti giú?
Come inizi a guarirti quando stai male?
Primo, cerchiamo di capire il cervello.
In migliaia di anni il nostro corpo e cervello si sono sviluppati nel grembo della Natura.
C’è una parte di te, che ancora si sente a casa nella Natura.
Infatti è stat scientificamente provato che quando sei nella Natura, il tuo cervello si comporta differentemente.
Essere connessi con la Natura porta a cambiamenti sorprendenti nella tua testa, cominciando a calmarti e sovrastare i tuoi nervi.
Riduce lo stress, combatte la depressione.
Il tuo corpo prende questi segnali come un fischio di ripresa sul vostro sistema immunitario e le vostre abilità di guarigione.
Accellera il recupero dagli interventi e dalla malattia, stimolando le cellule del sangue a lottare contro il cancro e i tumori.
Aiuta a dormire meglio e riduce la pressione del sangue.
Nelle nostre vite isteriche, usiamo parti del cervello che si occupano di logica, informazione e processo decisionale.
Un mondo di desideri e distrazioni che non fa al nostro cervello il riposo che merita.
Le chiacchiere nelle nostre teste vanno spesso fuori controllo e la maggior parte delle persone ignora i segnali fino a quando le cose vanno male.
350.000.000 persone soffrono di depressione.
Lo stress è una epidemia globale.
Le Malattie croniche, l’ansietà e la rabbia sono in aumento.
Molte persone ricorrono ad alcool e droghe.
Ci sono molti istituti di medici e terapie costose che danno sollievo ai sintomi.
Solo pochi spendono tempo e sforzi cercando le radici dei loro problemi.
Domanda a te stesso una domanda facile: qual’e la risorsa della tua salute?
Se calmi la tua mente e rifletti…tu lo sai.
È la Natura.
Riconnettersi con la Natura è riconnettersi con il tuo cervello.
Questo film parla di foreste e anche di te.
Non possiamo scappare dagli alti e bassi della vita.
Ma possiamo trovare sempre la calma, conforto e chiarezza nella Natura, in compagnia dei boschi.
Il sentiero che porta alla tua guarigione è dentro di te.
E quando puoi imparare a portare la foresta dentro di te, tu sei sempre a casa.
La tua guarigione è iniziata, dalla foresta per te.

Baobab maestosi


Di Daniela Colombo

Adansonia o comunemente Baobab: otto specie di giganti, di cui sette diffuse nel continente africano e una in Australia. Di quelle africane cinque sono endemiche del Madagascar.

Il suo nome sembra provenire dall’arabo “Hu Hibab”- cioè frutto dai molteplici semi. Anche se le popolazioni gli danno amichevolmente molti altri nomi: “Gigante buono, Albero magico, Albero farmacista, Albero bottiglia, Albero capovolto e Albero del pane scimmia”…..

Sembra quasi un’ albero al contrario, tant’è vero che alcune leggende africane narrano come siano “caduti dal cielo ”

In Sud Africa, a Modjadjiskloof, c’è il Baobab più largo del mondo, 47 metri di diametro per 22 metri di altezza. Ma generalmente arrivano ai 15 metri con un diametro di m.10 e contenere fino a 32.000 litri di acqua.

Quando passano i 1000 anni questi incredibili giganti si svuotano, creando delle “caverne” al loro interno.

Il ” Sunland Big Baobab” nella provincia di Limpopo inSud Africa, ne aveva 1.700 di anni ed era stato trasformato in un bar accogliente e funzionante che ospitava nel suo interno anche 20 persone per volta. Era largo 45 metri con due cavità connesse tra loro; nell’agosto 2016 è collassata una parete interna e otto mesi dopo un’altra parte. Ora ne rimane solo metà della creatura originaria.

A Derby, nell’ Australia Occidentale, intorno al 1890 un Baobab fu usato come prigione per i prigionieri aborigeni.

E molti raccontano di averli usati come rifugi antiaerei nelle ultime guerre, come chiese o semplici abitazioni.

Questi ” Alberi Sacri della longevità” non producono anelli di crescita come quasi tutti gli altri, per conoscere la loro età si utilizza quindi la datazione al radio-carbonio. E per rispetto alla loro sacralità, solo i saggi e gl’iniziati hanno il permesso di arrampicarsi per raccoglierne i frutti e le foglie.

Sono una risorsa incredibile, danno acqua, cibo, medicine e fibre x tessuti.

I fiori sono grandi e molto profumati, la notte si chiudono, e pipistrelli, farfalle e lemuri notturni riescono ad impollinarli.

Il frutto grande come una noce di cocco ha una forma ovoidale, con un guscio vellutato, generalmente sul chilo e mezzo. Il suo sapore è aspro e spesso descritto come un incrocio tra il pompelmo, la pera e la vaniglia. La polpa arriva a maturazione completamente disidratata e considerata giustamente una vera miniera di sostanze fondamentali. 100 grammi contengono 300 mg. di vitamina C, sei volte di più di arance e kiwi, un vero antiossidante naturale. Ha un alta percentuale di ferro, indispensabile per gli anemici, e un’alta percentuale di calcio, ideale per gl’intolleranti al lattosio. Manca ancora la sua caratteristica più importante: è un ottimo immunostimolante prebiotico e probiotico, con presenza di fibre solubili e insolubili. La polpa di Baobab ha anche proprietà antinfiammatorie, antipiretiche e analgesiche, ottimo ricostituente e senza glutine.

La polpa secca viene mangiata pura o mescolata nel porridge.

I semi si usano come addensanti nelle zuppe, arrostiti o tritati . Se ne estrae un olio vegetale ricchissimo di acidi grassi essenziali, ottimo per le scottature, le piaghe da decubito, herpes e psoriasi. Gli aborigeni australiani li usavano come ornamenti, scolpiti e dipinti.

Le foglie, presenti un un breve periodo dell’anno, sono commestibili, mangiate sia fresche che ridotte in polvere, famosa in Nigeria la “Zuppa di Kuka”. Hanno proprietà antifungine e antisettiche, macerate e compresse usate come antinfiammatorio. Quando secche sono usate per farne tessuti.

Le sue radici profondissime radici che gli consentono di resistere anche alla furia dei cicloni, vengono usate come validi ricostituenti.

L’infuso utilizzato nell’acqua del bagno dei bambini per rendere la pelle morbida.

Anche la corteccia viene usata contro le febbri malariche e i disturbi dell’apparato digerente.

Mi piange il cuore dopo aver tanto decantato le doti straordinarie di questi incredibili Amici che la natura ci ha offerto, riferire che i Baobab sono attualmente in pericolo di estinzione.

Un grande mistero africano apparentemente senza spiegazione sta vedendo la fine di molti di loro. Negli ultimi 10 anni sono scomparse creature che avevano fino a 2.500 anni, e ben nove dei tredici più vecchi del continente africano. Tra questi ricordiamo:

“Sunland Big Baobab” in Sudafrica era largo 45 metri,

“Holboom ” in Namibia era alto 30 metri, con una circonferenza di 35 metri,

Il ” Baobab Sacro di Panke” in Zimbawe aveva 2.500 anni,

“Grootboom” della Namibia aveva 1.275 anni,

“Chapman” in Botswana sulla quale Livingstone incise le sue iniziali,

“Plantland” in Sudafrica aveva un diametro superiore ai 10 metri,

“Panke” nello Zimbawe aveva 2.450 anni.

Sicuramente il cambiamento climatico che sta colpendo tutto il mondo, sta dando disagi anche all’Africa Australe. Sembra non trovarsi nessuna patologia, ma quelli che stanno morendo sono nelle zone dove il clima si sta facendo rapidamente più caldo.

Quando sono morenti senza mostrare nessun segno di lesioni, marciscono all’interno e crollano.

Che tristezza …..

Lo Yarn Bombing


di Daniela Colombo

Foto Flicr e Pinterest

Lo Yarn Bombing, letteralmente “bombardamento di filati”che s’inserisce nell’ambiente urbano. Diventata ormai una forma di arte, è nata in America dieci anni fa dalla volontà di moltissime donne che a livello endemico avevano voglia di colorare le loro città.
La persona che lo ha ispirato è Magda Sayeg, che dopo aver amato rivestire una maniglia di casa sua, lo fa anche con un palo stradale e rimane colpita dalle reazioni della gente. Infatti oltre a fermarsi, erano incuriositi, si facevano fotografare, si sentiva un certo fermento che le davano la voglia di rivestire tutti i pali della città. Così con l’emozione che porta la passione comincia con uncinetto e ferri a rivestire degli oggetti, incuriosita dall’idea di migliorare l’ordinario, il quotidiano e persino il brutto, senza snaturarlo o renderlo inutile. E in questa sua insaziabile emozione comicia a chiedersi perchè le persone sono così attratte dal suo lavoro. Probabilmente in un mondo freneticamente digitale cerchiamo qualcosa con cui ancora relazionarci, qualcosa che ancora possa colpirci nell’insensibilità nella quale ci nascondiamo sopratutto nelle grandi città.
Il movimento partito da lei è ormai globale, in tutto il mondo stanno cercando di fare propri gli spazi in cui viviamo, dando sfogo alla creatività e alla grande arte che portiamo tutti dentro! Grazie Magda!
Chiaramente io posto solo quello che riguarda gli Alberi, ma voi fate un giro su internet, stupitevi e lasciatevi inspirare!

Luce artificiale di Suzanne Tidwell
Queste installazioni sono state create da Suzanne Tidwell a Seattle nel 2011, per rallegrare i cuori dopo stagioni particolarmente dure.
L’inverno interminabile e freddo e la primavera piovosa con pochissimi giorni di sole le hanno lasciato la voglia di colorie e luci.
Ed ecco l’idea… vestire gli alberi che più catturano la luce del sole di giorno o dei lampioni di notte, con giganteschi scaldamuscoli colorati a tinte vivaci in tre punti della città.

Ed infine eccovi Odile Gova, un’artista di Toronto che con tanta pazienza si diletta a ricamare all’uncinetto grandi ragnatele intorno agli alberi.
Usando solo filo bianco, crea uno stacco di luce nelle sue foto che risaltano sotto l’azzurro del cielo.

TREEDOM


Treedom è l’unica piattaforma web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online.

Dalla sua fondazione di sviluppo sostenibile, avvenuta nel 2010 a Firenze, sono stati piantati più di 500.000 alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia.

Tutti gli alberi vengono piantati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Gli stessi contadini diventano i pro-prietari che godranno dei loro frutti , dando al tempo stesso cibo e nuove opportunità a tutto il villaggio.

Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi. Chi pianta un albero potrà seguire esattamente la sua storia con aggiornamenti costanti.

Grazie a queste caratteristiche, l’albero di Treedom coinvolge le persone ed è al tempo stesso uno strumento di comunicazione e marketing per aziende.

Fondata a Firenze nel 2010, Treedom ha piantato oltre 500.000 alberi realizzando progetti in 4 continenti e in 11 diversi Paesi del mondo, compresa l’­Italia, dove Treedom collabora con la co­operativa Beppe Mont­ana di Libera Terra, piantando alberi sui terreni confiscati alle mafie.

Grazie al proprio modello di lavoro, Treedom fa parte dal 2014 delle Certified B Corpor­ations, il network di imprese che si con­traddistinguono per elevate performance ambientali e sociali e lo scorso 20 nove­mbre Treedom è stata nomi­nata dal Financial Times tra le 100 impr­ese che stanno guida­ndo l’innovazione eu­ropea. Un elenco che conta solo 11 aziende ita­liane.

www.treedom.net
Via della Piazzuola, 45
50133, Florence, Italia

Scegli l’albero che più ti piace. Un contadino lo pianterà per te nel suo paese e se ne prenderà cura. Il tuo albero sarà fotografato, geolocalizzato ed avrà una pagina online.

Puoi seguire i primi momenti della sua vita ed accompagnarlo fino al trapianto, conoscere le sue caratteristiche e il suo significato, personalizzarlo con il tuo messaggio e, se vuoi, regalarlo a una persona speciale.

Crescendo, il tuo albero assorbirà CO2dall’atmosfera e produrrà ossigeno, migliorando l’aria che tutti noi respiriamo. Grazie al “Cattura CO2” puoi scoprire quanta CO2 emetti tutti i giorni e catturarla grazie ai tuo alberi.

La fioritura dei ciliegi


di Daniela Colombo

In questo periodo dell’anno in varie parti del mondo si sta festeggiando la fioritura dei ciliegi( sakura ), anche se la festività vera e propria ci viene ancora una volta dal Giappone. Sembra che inizialmente avesse uno scopo divinatorio, si pensava infatti che gli Dei della natura e sopratutto del raccolto del riso vivessero sotto la corteccia degli alberi.

Il termine HANAMI significa proprio ” osservare i fiori”, godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, anche se ormai s’intende principalmente quella dei ciliegi. Il suo fiore delicato e breve nella sua esistenza è allo stesso tempo simbolo di fragilità e grande bellezza sopratutto femminile. E come nella transitorietà della vita uno spettacolo meraviglioso destinato a finire. Il sakura più grande è chiamato Jindai Zakura vicino al Jissou Temple, ha circa duemila anni ed un tronco di quasi 14 metri.

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In Francia la proclamazione dei Diritti dell’Albero.


Germana Carillo INFORMARSI NATURA & BIODIVERSITÀ 05-04-2019

Contro il loro maltrattamento e per la salvaguardia di quelli storici, è stata proclamata al Parlamento francese la Dichiarazione dei diritti degli alberi, accompagnata da un documentario sugli alberi più belli e longevi della Francia

In Francia anche gli alberi hanno dei diritti! Contro il loro maltrattamento e per la salvaguardia di quelli storici, è stata proclamata al Parlamento francese la Dichiarazione dei diritti dell’albero. Un documento storico presentato dagli attivisti dell’Associazione ambientalista A.R.B.R.E.S., che si augurano diventi universale e apra la strada a una nuova legislazione in grado di riconoscere l’albero come essere vivente a sé stante.

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