I Ponti di Radici


Di Daniela Colombo

Il filo conduttore “radici” ci porta a conoscere un’altro tipo di arte creativa dei nostri Amici Alberi.

Parliamo dei ponti fatti dalle radici aeree del “Ficus Elastica o Albero della gomma” incredibili meraviglie d’ingenieristica naturale.
Ci troviamo nello stato indiano di Meghalaya al nord dell’India, una delle zone più umide e bagnate al mondo, ricoperta da lussureggianti foreste.


Tradotta letteralmente “Dimora delle nuvole” – Meghalaya é un insieme di altopiani adiacienti di grande bellezza paesaggistica.
Una delle regioni più umide e bagnate al mondo, con molti fiumi e torrenti che creano valli profonde, strette e ripide.
Questi ponti sono esempi di bio-ingegneria eco-compatibile, dove l’Uomo é riuscito a far fronte alle proprie necessità utilizzando completamente le risorse messe a disposizione dalla Natura.
Gli antenati del popolo dei Khasi che per lungo tempo avevano vissuto in un relativo isolamento a causa della quasi totale impenetrabilità del territorio avevano intuito di poter blandire le radici del Ficus Elastica, dando vita a strutture che hanno resistito anche 500 anni.


Per creare queste strutture i Khasi utilizzano tronchi cavi di Betel o Bambù che fungono da tubature, all’interno dei quali vengono inserite le radici. Qui vengono mantenute umide, e lasciate crescere fino alla lunghezza necessaria e poi ripiantate nel nuovo terreno sulla sponda opposta.
Queste a loro volta emetteranno altre radici che si fonderanno tra loro rendendo la struttura sempre più stabile e resistente al carico. Radici che s’innescano nelle radici in un crescere continuo fino ad arrivare anche ad una cinquantina di metri di lunghezza.
Affinché un ponte sia percorribile possono volerci almeno 10, 15 o 20 anni, richiedendo la collaborazione di diverse generazioni.


È documentato che possono passarci 2.000 persone al giorno, davvero incredibile considerando che nella regione ci sono ponti di cavi metallici sul quale é consigliato di passare una persona alla volta. I ponti di radici possono arrivare a reggere invece fino a 50 persone contemporaneamente.
I ricercatori hanno studiato il meccanismo con cui si formano, ma sopratutto come si mantengono nel tempo e riescono a sopravvivere per centinaia di anni resistendo alle piene dei fiumi e torrenti del periodo monsonico. Hanno intervistato i nativi, scattato centinaia di foto e realizzato numerosi modelli tridimensionali. Hanno studiato queste radici incredibilmente robuste che con il passare del tempo rinforzano le strutture ancorandole maggiormente alla terra. Quello che stupisce é come esse non marciscano nonostante l’umidità della regione che é tra le più bagnate al mondo, con una media di 15 metri di pioggia l’anno.



Per vedere un ponte davvero speciale bisogna arrivare al piccolo villaggio di Nongriat, tra i monti scavati da decine di cascate e corsi d’acqua e composto da sole 34 case. Si parte dalla città di Cherrapunjee percorrendo km.18, di cui l’ultima parte su una strada tortuosa con vista su magnifiche creste e gole da cui scrosciano spumose cascate. Arrivarci non é certo facile, non ci sono strade e non può essere usato alcun mezzo di locomozione, l’unico modo è scendere i 3.400 scalini che la collegano a Tyrna, il villaggio più vicino raggiunto dall’asfalto. Chi lo ha fatto racconta di gigantesche farfalle gialle, uccelli particolarmente sonori e profumi celestiali di orchidee e fiori d’ibisco.
Questa discesa, che farebbe tremare le ginocchia a chiunque, viene effettuata andata e ritorno almeno quattro volte la settimana dagli abitanti del villaggio carichi di provviste. Il dottore scende una volta ogni sette giorni, mentre un’insegnante vive in una delle trentaquattro case. Alla base del villaggio è stata costruita una rest house con quattro stanze per poter permettere ai visitatori di ammirare con calma il più speciale dei ponti, sul fiume Umshiang conosciuto come il double-decker. Questo ponte a due piani unico al mondo oltrepassa una doppia cascata sotto la quale è possibile nuotare in un’ambientazione surreale come ad Avatar.




Questi ponti davvero incredibili stanno attirando eco-visitatori da tutto il mondo, facendo capire l’importanza della salvaguardia e la preservazione agli abitanti della zona. Purtroppo in molti non si rendono conto del loro valore. Molti ponti sono stati già abbandonati al degrado, di alcuni stanno decidendo la rimozione o la sostituzione con materiali moderni che richiedono tempi d’istallazione rapidi.


Nel 2015 Patrick Rogers, scrittore e viaggiatore dopo i suoi molteplici viaggi in quella zona lancia il progetto “Living Root Bridge” per cercare di salvare queste strordinarie creazioni viventi prima che scompaiano. Li localizza, misura, li segna nelle mappe raccogliendo su ognuno tutte le informazioni possibili. Ma sopratutto cerca di sensibilizzare le popolazioni rianimate dal turismo affinché comprendano la loro importanza e contribuiscano a preservarli per le prossime generazioni. Dopo che l’Unesco ha dichiarato Nongriat patrimonio dell’Umanità sta cercando la protezione di agenzie importanti come l’Archaelogical Survey of India e del governo stesso.
Per raccogliere fondi per supportare questo progetto ha dato il via ad una campagna di  crowdfunding e scritto un libro ” The Green Unknown” dove descrive tutta questa incredibile avventura.



I ponti trovati sono decine, ed oltre al ponte doppio i più famosi sono:
– a Nonghthymai un piccolo villaggio ordinato con piccoli appezzamenti ordinatamente coltivati a patate, zucche e cavolfiore
– Ummunoi root bridge il più antico della regione. Ad un’altezza di mt 430 e lungo mt 74.
– Ritymmen root bridge vicino a Nongthymmai lungo mt 30.
– Umkar root bridge vicino a Siej, piccolo ponte che durante la stagione dei monsoni viene attraversato da una cascata.
– Mawsaw root bridge a 30 minuti da Umshiang, sotto il quale c’è una piscina naturale meravigliosa.

Foto di Patrick Rogers e Amos Chapple